Di Angelo Lamberti Regia di Pino Manzari Con Elio Aldrighetti, Federica Restani, Adriano Evangelisti, Michele Nani, Marco Casazza, Barbara De Gabrielis, Silvia Benedini. Produzione Ars Creazione e Spettacolo NOTE DI REGIA Un percorso di rivendicazione del diritto alla libertà dell’artista e dell’uomo, questo è Un gorgo di terra.
Una tra le figure più controverse della poesia del novecento, in intensa relazione con le menti del periodo: Pisolini, Montale, Quasimodo, Luzi e tanti altri. Dalla Scena pubblica al misterioso isolamento in una piccola frazione del mantovano dove per anni si ritira, fino a riapparire, scoperto dai tipi di Mondatori sul finire degli anni ottanta, con la famosa pubblicazione nella collana Lo Specchio. Una vicenda personale tra poesia e disegno consumata tra altri personaggi semieroici in uno spaccato di tempo che parla del dopoguerra italiano. Lo spettacolo, con intensi slanci tra il cielo e la terra, tra la tensione per la natura e il forte impulso autodistruttivo di questa mente lirica traccia anche un interessante studio visivo, ispirato a disegni e schizzi, dello stesso Bellintani.
Il testo, racchiude la forza espressiva dei grandi testi di parola, dove ai personaggi, in particolar modo a quello del vecchio Giona, viene affidato il racconto di esistenze condotte sulle rive del grande fiume Po, a stretto contatto con una natura mutevole e per certi aspetti leopardiana. Ormai al termine della propria esistenza il Vecchio riflette sul concetto di confine, tra vita e morte e su quello che è stato in vita della sua opera di poeta e di potenziale scultore. Il confronto con le nuove generazioni, Herman, che ricorda il figlio perduto e la nuova Neva, si arricchisce di spunti di profonda umanità, via via che il testo prosegue. Una potente unità corale e poetica è garantita dal contrappunto dato dagli abitanti dell’argine, un ensamble esauriente la gente che vive ai margini del fiume.