SHAKESPEARE CUBE

SHAKESPEARE CUBESHAKESPEARE CUBE
SHAKESPEARE CUBE

Shakespeare al cubo


Adattamento e regia
Federica Restani

Con
Alessandra Aldegheri
Nicolò Bompieri
Alberta Bucci
Paola Carpeggiani
Gioia Cisi
Andrea Codognato
Gladys Corsale
Carlo Alberto di Micco
Laura Firriolo
Andrea Frignani
Claudia Galanti
Michele Gasapini
Luca Genovesi
Manuela Guerrini
Samuel Hili
Ilaria Lovo
Alessandro Penati
Francesca Viesi


NOTE DI REGIA

Cinque stanze di un’unica complessa architettura, quella dell’animo umano, che il più grande commediografo di tutti i tempi ha saputo indagare con estremo acume e profondità.
Sono i luoghi claustrofobici e privati in cui le tragedie personali si consumano, scaturendo deflagranti da un compresso spazio della mente. A orchestrare la vicenda è un Prospero, magus dismagato, stanco e disilluso, artefice e osservatore del mondo e delle cose, ormai non più alla ricerca di una conoscenza superiore a quella che ha già acquisito. Al suo fianco due servi di scena bizzosi e succubi: Ariel e Calibano. Non a caso tempesta è l’ultima delle opere di Shakespeare e contiene numerosi rimandi alle precedenti. Noi abbiamo sfruttato l’idea del contenitore.
Il nostro lavoro è partito da un’analisi dei nuclei tematici principali delle tragedie. Una volta compresi abbiamo riscoperto il grande valore, universale,  delle trame shakespeariane  – intrinseco nelle vicende,  ma soprattutto nelle relazioni tra i personaggi e nelle dinamiche psicologiche individuali e collettive – fino a rintracciare la qualità di ciò che costituisce l’UMANO per l’autore.
La vicinanza alla contemporaneità è sconcertante. Il personaggio, persona, agisce sotto l’impulso dell’impellente realizzazione del proprio obiettivo, sempre e comunque, e in questo  si trova di fronte ad un antagonista, che a sua volta è in cerca di compiere il proprio destino personale con la stessa beluina insistenza. I destini si equivalgono, i bisogni sono parimenti importanti, le ragioni di ognuno anche se opposte hanno lo stesso valore. Il risultato è lotta.
Volendo indagare i testi da un punto di osservazione attento alla psicologia comportamentale si vede come in questo intrico di movimenti di ricerca, slancio e opposizione si dispieghino le vicende di ogni tragedia e di ogni vita. Districando la matassa si scoprono, nemmeno troppo sottotraccia, quelli che sono i reali archetipi esistenziali di ogni tragedia.
Ogni nucleo di relazione esprime il forte problema del rapporto con il potere e quindi con l’identità.
Re Lear, il vecchio sovrano, nella sua incapacità di cedere il passo al nuovo che avanza, persino quando si tratta delle proprie figlie, non solo quelle più opportuniste ed avide,  ma anche della amata, idealista e testarda Cordelia, incarna una delle più attuali tendenze dei nostri governanti, ancorati a forme obsolete di organizzazione, incapaci di azioni benevolenti a favore delle generazioni future. Una vecchiaia attaccata al potere e incapace di trasmutarsi in saggezza da consegnare alle nuove generazioni. L’integrazione, per cui fortemente lotta Otello nel tentativo di essere simile e civilizzato  rispetto alla società che lo reclama come guida militare, è una strenua pugna contro un’animalità che urge ed esplode nell’omicidio amoroso. Un diverso manipolato da chi in realtà cova una profonda invidia ed ansia di identificazione con esso è questo Otello nelle mani di Iago, mentre le donne della storia  soccombono al trascinamento di eros.
Il potere continua ad esercitare la sua seduzione sul giovane Amleto che non riesce a decidersi a passare all’età adulta e ad esercitare “in vita” il suo diritto al regno, sordo ai richiami del padre, continuando ad oscillare sedotto dall’idea del suicidio, travolgendo nel pendolare la povera Ofelia anch’essa bambina.
Potere mancante per Lady Macbeth, necessario come un vizio, essenziale come l’aria, solitario come l’esilio dalla propria femminilità. Contaminato di sangue come quello che travolge gli Andronici nella ricerca di una giustizia violenta e irrealizzabile.
Rooms: stanze in cui ognuno di noi potrebbe ritrovarsi a un certo punto.
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