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"Le Baccanti" di Euripide
"Le Baccanti" di Euripide
di Euripide
Regia
Raffaele Latagliata
Con
Andrea Avanzi
Isa Bonfà
Denny Dondi
aura Firriolo
Edoardo Gnoato
Corrado Loreto
Claudia Moietta
iriam Nichilo
Ivonne Paltrinieri
Monia Patuzzo
Stefano Peppini
Andrea Pisano
Maria Sandrini
Marco Scamardi
Teresa Turola
Simonetta Vivona
Foto
Mattia Bianchi
NOTE DI REGIA
La vicenda narrata nelle Baccanti si svolge, secondo l’unità di spazio e tempo che caratterizza tutte le tragedie greche, interamente a Tebe. Il primo personaggio a comparire sulla scena è lo stesso Dioniso, dio della vite e dell’ebbrezza, il quale spiega al pubblico il motivo della sua visita a Tebe: egli desidera punire la città che, pur avendo dato i natali a sua madre Semele, non ha voluto riconoscere che ella si fosse unita a Zeus dando così alla luce lo stesso Dioniso. Per far questo, per prima cosa ha indotto un germe di follia in tutte le donne tebane, che sono dunque fuggite sul monte Citerone a celebrare riti in onore di Dioniso stesso (diventando quindi Baccanti ossia donne che celebrano i riti di Bacco, altro nome di Dioniso). Questo fatto però non convince Penteo, re di
Tebe: egli rifiuta strenuamente di riconoscere un dio in Dioniso, e lo considera solo una sorta di demone che ha ideato una trappola per adescare le donne. Invano Cadmo, il precedente sovrano di Tebe e nonno di Penteo e Tiresia, l’indovino cieco, tentano di dissuaderlo e di fargli accogliere Dioniso come un dio. Insensibile alle loro richieste, il re di Tebe fa arrestare lo stesso Dioniso, il quale, però, scatena un terremoto che gli permette di liberarsi immediatamente. Nel frattempo dal monte Citerone giungono notizie inquietanti: le donne che compiono i riti sono in grado di far sgorgare vino, latte e miele dalla roccia, e in un momento di fuore dionisiaco si sono avventate su una mandria di bestiame con forza sovrumana e hanno poi invaso alcuni villaggi, devastando tutto.
Dioniso, parlando con Penteo, riesce allora a convincerlo a mascherarsi da baccante per poter spiare di nascosto quelle donne. Lo induce a travestirsi da donna e ad andare con lui sul Citerone, ma, una volta giunti lì, il dio aizza le baccanti contro Penteo. Esse sradicano l’albero sul quale il re si era nascosto e lo uccidono facendo letteralmente a pezzi il suo corpo. Non solo, ma la prima ad avventarsi su di lui è proprio Agave, la madre stessa di Penteo. Questi fatti vengono narrati a Cadmo da un messaggero che è tornato a Tebe dopo aver assistito alla scena. Poco dopo arriva anche Agave con un bastone sulla cui sommità è attaccata la testa di Penteo, che lei, nel suo delirio di baccante, crede essere una testa di leone. Cadmo, sconvolto di fronte a quello spettacolo, riesce pian piano a far rinsavire Agave, che infine si accorge con orrore di ciò che ha fatto. A quel punto riappare Dioniso, che spiega di aver architettato questo piano per punire chi non credeva nella sua natura divina.
“Le forme del divino sono infinite, e infiniti i miracoli compiuti dagli dei. Ciò che è atteso non si avvera, per ciò che non è atteso il dio trova la strada.”
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