Regia Gianfranco de Bosio Con Gabriele Ribis, Nicola De Buono, Francesco Antimiani, Adriano Evangelisti, Adolfo Vaini, Diego Fusari, Valentina Latagliata, Barbara De Gabrielis, Giorgia Magnani, Silvia Benedini, Laura Torelli, Edvige Ciranna, Giulia Barbieri, Annachiara Altomani, Stefano Mangoni Musiche Claudio Gallico Aiuto Regia Federica Restani Organizzazione Raffaele Latagliata Produzione Ars Creazione e Spettacolo in collaborazione con Accademia Virgiliana di Mantova. NOTE DI REGIA Angelo Poliziano scrive quest'opera teatrale a Mantova tra il 1478 e il 1483 in occasione di nozze.
La struttura è ancora quella della sacra rappresentazione, ma l'argomento è un argomento profano. E' il primo esempio di testo teatrale in lingua volgare. La vicenda viene raccontata in modo tale che l'argomento drammatico non appaia al lettore in modo così drammatico. Viene narrato il mito di Orfeo, che si reca nell'Ade perché è disperato a causa della morte di sua moglie, Euridice. Egli infatti rivuole indietro sua moglie. Il suo canto riesce ad intenerire Plutone e Proserpina, che gli concedono di riavere indietro la moglie. Questi però gli proibiscono di voltarsi indietro a guardare la moglie durante tutto il tragitto che li porterà dall'Ade al mondo terreno. Orfeo, però, si volta indietro perdendo per sempre in questo modo l'amata Euridice.
Infine viene narrata la morte del poeta che avviene per mano delle Baccanti, che sono le sacerdotesse di Dioniso. Viene raccontato anche un particolare macabro riguardate la testa del poeta: questa viene gettata nell'Ebro, dove, galleggiando, continua a invocare l'amata Euridice. Alla fine Orfeo viene sconfitto e viene straziato dalle Baccanti.
Ritorna ancora il velo malinconico e triste della poesia di Poliziano. Il mondo, che viene rappresentato da Poliziano, è un sogno di evasione continuamente minacciato dalla realtà.