Regia Raffaele Latagliata Con Federica Restani Produzione Ars Creazione e Spettacolo NOTE DI REGIA Un’intensa ed appassionata performance liberamente ispirata al romanzo cult della più stravagante e visionaria scrittrice inglese, uno degli emblemi della letteratura femminile del nostro secolo: Angela Carter.
E' l'anno del Signore 1899! Mentre il XIX secolo, con il suo carico di drammi e conquiste, ormai non è che un mozzicone semispento in procinto di essere schiacciato nel posacenere della storia, un nome è sulla bocca di tutti, dalle duchesse ai venditori ambulanti: Fevvers, la donna alata, l'attrazione di tutte le Capitali d'Europa, la più grande trapezista del suo tempo, in grado di librarsi nell'aria con le sue strabilianti ali che travalicano l'umano ed eseguire al rallentatore un fantomatico triplo salto mortale.
In un camerino dell'Alhambra Music Hall di Londra, la diva più acclamata, discussa e vagheggiata dell'inizio del '900, inizia a raccontare la storia della sua rocambolesca vita: il trapezio, la gloria, ma anche il bordello sul Tamigi davanti al quale viene abbandonata e nel quale viene cresciuta, la sua carriera da tableau vivant prima come Cupido, poi, una volta spuntati il seno e le penne, come Vittoria Alata, fino al calvario nella prigione per “donne mostro” della crudele Madame Schreck che la offre al voyeuristico piacere dei suoi pervertiti clienti.
Ad ascoltarla un presunto quanto misterioso intervistatore di nome Walzer. Un giornalista? Uno scrittore? O che altro? Ma un altro giallo si profila via via che Fevvers si rivela: le fantasmagoriche ali che porta sul dorso e che la rendono una vera e propria un'attrazione colossale, da Circo Barnum, che cosa sono? Una realtà innaturale? Una finzione? O semplicemente un'illusione? E in definitiva, se fossero davvero reali, queste attraenti appendici non sarebbero forse anche il segno di un'invalidante mostruosità?
Il segreto della creatura alata si risolverà alla fine in un percorso condotto con il coraggio e la forza di una donna che ama la vita sopra ogni cosa e utilizza l'amore come strumento per superare e ridere della deformità, che trasforma il diverso da un emarginato in un mito, attraverso un epico e rocambolesco riscatto.