Casamatta Vendesi

Casamatta VendesiCasamatta Vendesi
Casamatta Vendesi

ovvero attori spaventati dal mondo cattivo


Testo vincitore del premio Solinas come miglior sceneggiatura di genere comico.

Scritto e diretto
Angelo Orlando

Con
Angelo Orlando, Valentina Carnelutti, Alessandro Procoli, Adriano Evangelisti, Raffaele Latagliata, Lusiana Pedroso.

Produzione
Ars Creazione e Spettacolo

 

Uno spettacolo esilarante, con l’energia di sei attori, che in un gioco al massacro raccontano il mondo del teatro e i suoi retroscena. Dal testo che ad intervalli e con numerosi rimaneggiamenti vanta un lungo periodo di rappresentazione dal ’94 ad oggi,  è stata tratta la sceneggiatura vincitrice del Premio Solinas 2005 come miglior commedia, che diventerà entro il 2009 un film prodotto da Tonino Zangardi per Atalante.

Casamatta Vendesi è un testo che muta con i tempi, per dare sfogo e dimostrazione di quella crudeltà e ironia che contraddistinguono le storie degli attori nella vita e sulla scena, in un avvicendarsi di eventi teatrali e reali di forte emotività. Quelli che si vedranno in scena saranno gli attori di oggi che parleranno del loro “qui e ora” con lucida e disinvolta naturalezza, tanto limpida da divenire ora comica, ora grottesca e spietata verità. Chi vide Casamatta Vendesi  al suo debutto dieci anni fa riconoscerà quelle contingenze immutabili nel lavoro dell’attore e allo stesso tempo i cambiamenti radicali avvenuti in questo pezzo di storia. Per riportare nei teatri italiani questo spettacolo “ever-green”, la compagnia Ars. Creazione e Spettacolo con  Raffaele Latagliata, Adriano Evangelisti e Lusiana Pedroso, ha formulato un progetto a lungo termine insieme al regista e produttore Tonino Zangardi che ha fortemente voluto la rimessa in scena con Angelo Orlando in veste di attore con al fianco i colleghi e amici storici Valentina Carnelutti e Alessandro Propoli, che già presero parte alle edizioni precedenti.

 

NOTE DI REGIA
Amore e menzogna. Passione e fallimento.

Un testo nel testo nel testo.

Gli attori nel loro ambiente naturale: il teatro.

Sono in una scatola cinese che contiene i loro sogni, i loro desideri e la loro vita.

Casamatta Vendesi è il testo che arriva da lontano. Un testo magico che contiene il segreto del successo. Non si sa bene di cosa parli. Si sa solo che parla di attori che mettono in scena una storia che si chiama Casamatta Vendesi che a sua volta, è un testo che parla di un gruppo di attori che cerca di mettere in scena un copione teatrale che si chiama Casamatta Vendesi. Un testo stregato, pare che sia qualcosa d’irresistibile.

Chi lo ha messo in scena, in qualsiasi parte del mondo, ha sempre “svoltato!”

Di cosa parla?

Lo squarcio aperto nel mondo delle prove, non lascia intravedere neanche lontanamente di cosa si tratti. Forse è proprio quello che sta accadendo in scena, durante le prove. Sono loro stessi quel testo, eppure, esiste un copione, ma questo copione, nessuno lo porta perché tutti quanti hanno già la memoria.

Come hanno fatto questi attori ad avere già la memoria di un testo che stanno provando da pochi giorni?

In due atti e sette scene, si snoda tutto il rapporto che lega i personaggi ai loro interpreti: un gioco al massacro, ma anche un gioco d’amore, di verità, dove l’onestà sembra l’ultimo ostacolo per arrivare alla realizzazione finale.

La macchina teatrale viene smontata e rimontata in un insieme di entrate e uscite dai personaggi, ma alla fine, il gioco non viene mai svelato. Le storie dei singoli attori si bloccano all’improvviso, per lasciar spazio a confessioni ambigue che potrebbero essere le parole sincere di attori, apparentemente sconfitti dal loro stesso lavoro e perciò, dalla vita.

Sei monologhi che spezzano il ritmo della storia che man mano che si arriva all’epilogo, diventa quasi un thriller. Andare in scena è come riuscire a realizzarsi nella vita. Il giorno della prima assume carattere simbolico e sembra far aleggiare sulle teste di tutti gli interpreti, il peso dell’insuccesso.

Casamatta Vendesi diventa, all’improvviso, uno spaccato di artisti alla deriva, ma dai quali traspare l’amore disperato per il proprio lavoro. Sei personaggi come in un famoso testo di Pirandello che però, non sono in cerca d’autore.

Quello lo hanno trovato, hanno pagato i diritti non si sa a chi e hanno un testo tutto per loro. Le difficoltà arrivano man mano che la messa in scena procede.

Competizioni ed invidie malcelate, tradimenti che pendono sulle teste di tutti, piccole menzogne e grandi omissioni che sembrano rallentare l’approdo alla fatidica data della prima.

Un regista che è anche lui attore, in eterno conflitto con se stesso e col mondo intero, riesce a trasmettere solo insicurezza, di cui però, gli altri attori si cibano avidi.

In un continuo girare attorno ad una storia che è uno specchio per le povere coscienze degli attori-personaggi, in un crescendo di paure, botte ed insulti, la disperazione sembra prevalere sui buoni sentimenti, almeno fino a quando, come in ogni thriller che si rispetti, la resa dei conti arriva improvvisa e letale, come uno shock che mette tutti quanti di fronte alla più grande responsabilità per chi fa il lavoro dell’attore, cedere allo spavento di non essere in grado di terminare il miracolo delle prove e non riuscire ad approdare all’allestimento finale. Lo spettro della ritirata compare sulle teste dei protagonisti e anche del pubblico.

Ritirarsi in tempo, per non vedere in faccia il volto del fallimento e per evitare di misurarsi con la più grande paura di un attore: guardare in faccia i volti degli spettatori e confessare loro di non essere riusciti a montare lo spettacolo.

L’ultima confessione è ormai pronta, quella che dovrà fare il regista dello spettacolo al pubblico in sala, il pubblico della prima, che si troverà costretto a sentire parole di scuse che più o meno, potrebbero risuonare così: “ Scusateci, ma… non possiamo tradire così il nostro lavoro. Questa sera abbiamo capito che le cose non vanno forzate. Le cose accadono perché devono accadere e se qualcosa non accade non è detto che bisogna farla accadere per forza. Purtroppo è andata così. Ci scusiamo ma per onestà verso il nostro lavoro e per onestà verso tutti, non possiamo andare in scena. Scusateci. Il nostro orgoglio e la nostra anima ci vietano di salire sul palco e di dare inizio a qualcosa che non ha più lo spirito con il quale è stata intrapresa!”

Applausi o fischi non sarà più importante perché nel momento del fallimento, ci si accorgerà che lo spettacolo è stato già fatto.

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